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Frammenti di vita in chiaroscuro....

Ultimo Aggiornamento: 24/11/2010 10:09
OFFLINE
Post: 62
Città: NAPOLI
Età: 45
Sesso: Maschile
24/11/2010 10:09

Anelli di fumo si materializzano davanti al mio volto. Non sono più solo. La luce dei lampioni, giù in strada, rischiara debolmente la stanza dove è calata la penombra. Sei vicino a me ed accarezzi le catene che mi tengono imprigionato al soffitto. Ridi, mentre io avverto la solita sensazione allo stomaco. Quei maledetti crampi che si fanno strada dentro il mio essere, ogni volta che lo "facciamo". So che mi farai male. Spegni la sigaretta sul mio avambraccio, teso per la forzata immobilità. Vorrei urlare, ma non posso. Mi hai imbavagliato con una delle tue calze, e l'unica cosa che riesco a fare è agitarmi. Mi dai uno schiaffo, tanto forte, che mi fa voltare la faccia di lato. Tu detesti chi non apprezza i tuoi doni. Mi sputi il tuo sdegno in faccia e, sorridendo maliziosamente, mi sussurri che, questo, è solo l'inizio. Ma io ne ero già cosciente. Prendi il tuo frustino, da sopra quel letto sfatto sul quale non ho mai avuto l'onore di giacere. Sfiori la mia pelle con la punta di quell'oggetto nodoso e, dopo un pò, cominci a percuotere la mia carne come una furia. Non ami la gradualità. Mi sento soffocare. Vedo la luna che rischiara il mio volto, ma, in questo momento, chissà perchè, non riesco a cogliere la bellezza di ciò che mi circonda. Mi stai segnando a "fuoco", come piace a te, colpendo ripetutamente le mie gambe, la mia schiena, le mie spalle. Ho altro, effettivamente, che tiene occupata la mia mente. Mi contorco per gli spasmi di dolore, ma ciò non fa che irritare ulteriormente la mia Regina. Immagino i segni lasciati dal frustino sulla parte posteriore del mio corpo, e, mi chiedo, quando avrà fine questo martirio. La cosa più ridicola, però, è che, nonostante il dolore, mi è diventato duro. Il mio pene si è inturgidito senza che potessi controllarne l'erezione. E' un' assurdità, e non so spiegarmelo, ma accade ogni volta. E lei conosce questo particolare. Smette di frustarmi e gira intorno al mio corpo, con quella grazia e leggiadria che solo le Ninfe della mitologia possiedono. La sua figura, di nulla vestita, tranne per le decolletè che calza, dà le spalle a quella luna maestosa che ha sempre esercitato su di me un fascino ambiguo. Mi dice che sono un maiale, capace di eccitarmi solo attraverso ciò che le suggerisce la sua mente. Mi afferra per i capelli, e mi dice, fra i denti, che sono un essere orrendo, e che lei è qui per farmi pagare le mie colpe. Non posso darle torto. Nella vita di tutti i giorni, non sono quello che si potrebbe definire una bella persona. Mi strizza i testicoli, talmente forte, che mi vengono le lacrime agli occhi. Mi slega. Cado a terra dolorante e lei mi intima di leccarle le scarpe, per ringraziarla del piacere che mi procura e del tempo prezioso che dedica ad un verme della mia risma. Ovviamente, eseguo meccanicamente. Mi sta fottendo il cervello, ma non riesco a ribellarmi. Ormai, i nostri incontri, saltuari, sono parte integrante della mia vita. Mi lega il collo con un guinzaglio decisamente corto, ma, sufficiente, per trascinarmi, a quattro zampe, verso il bagno della mia stanza da letto. Mi intima di entrare nella vasca. Poggia le sue deliziose estremità sui bordi di quest'ultima, e mi ordina di spalancare le labbra. Vuole che mi masturbi mentre mi piscia, letteralmente, in bocca. Vuole che venga, ma non riesco a concentrarmi. Mentre mi inonda le viscere con la sua pioggia dorata, mi insulta pesantemente, definendomi un' inutile bestia, incapace anche di eseguire i compiti più elementari. Io bevo, ma, al contempo, annuisco. Mi fa ripulire la sua figa dalle residue gocce del suo nettare e, dopo avermi sputato per l'ennesima volta in faccia, si riveste e mi lascia solo. Mi lavo accuratamente e bevo litri di acqua. Il tempo è volato. Sono le sei. Devo prepararmi per andare a lavoro. Con delicatezza, infilo la camicia ed il completo blu di ordinanza. I segni mi fanno un male cane e sono, piuttosto, vistosi. Dovrò mettere del disinfettante. Il portiere, appena mi vede, mi strizza l'occhio. Avrà visto Erika uscire ed avrà pensato, sicuramente, ad un qualcosa che, invece, non è mai accaduto. "Buongiorno", mi dice. "Buongiorno, 'sto cazzo! Sai, mi hanno, appena, pisciato in bocca ed io mi sono eccitato a colpi di frusta. Credi sia iniziata bene la giornata, mezza sega?", mi verrebbe da rispondergli. Credo che gli causerei un infarto. Lo ignoro ed apro la portiera della mia Mercedes. Chiudo, e mi preparo ad una nuova giornata di guerra, nella quale sarò costretto, necessariamente, a prendermela con qualcuno dei miei dipendenti. Non è colpa mia. E' un circolo vizioso, e vi è sempre qualcuno che deve pagarla....
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